La legge 54/06 – approvata in modo pressoché unanime dal Parlamento – su cui si fondano i provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria recepisce principi che trovano fondamento nella Costituzione e nelle più importanti Convenzioni in tema di diritti umani quali la CEDU e la Convenzione di New York e che riconoscono come inviolabile il diritto di ogni figlio ad avere due genitori e non essere separato da essi se non per dimostrate situazioni di violenza, abuso o trascuratezza.
L’Autorità Giudiziaria, una volta verificata – com’è sempre avvenuto nei casi di cui si discute – la sussistenza dei presupposti per l’affidamento dei figli tra i due genitori e l’assenza di delle condizioni ostative di violenza, abuso o trascuratezza, ha adempiuto al proprio dovere di garantire il diritto di quei bambini a crescere nel pieno dell’equilibrio psicofisico che – come riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità – deriva dalla continuità, dalla completezza e dell’effettività della relazione con entrambi i genitori.
Del tutto fuorvianti e frutto di mera strumentalizzazione politica appaiono le polemiche relative all’alienazione parentale.
Da decenni la giurisprudenza – in piena sintonia con il comune sentire – censura fatti e comportamenti volti ad escludere, limitare o indebolire i rapporti tra un figlio ed uno dei due genitori: chi pensa che sia un buon genitore quello che rifiuta di far parlare un figlio al telefono con la il padre o la madre? oppure quello che continuamente inveisce contro l’altro o usa un linguaggio scurrile in presenza dei figli per rivolgersi alla madre o al padre o ad uno dei nonni? chi crede davvero che sia un genitore responsabile quello che non da informazioni importanti o veritiere sullo stato di salute di un figlio al padre o alla madre?
L’alienazione parentale, infatti, non ha alcuna connotazione di genere.
Trattarla come tale, non solo dimostra quanto sia necessario rafforzare la legge 54/06 e rendere effettivo e pieno il principio di bigenitorialità – così come fatto da tutti i paesi del Nord Europa che anche grazie a questo hanno tassi di occupazione femminile simili tra uomini e donne – ma rappresenta una forma di discriminazione al contrario verso tante madri vittime dei medesimi comportamenti.
L’Associazione ha lanciato una campagna social, #lalienazionenonhagenere, volta a spiegare le reali dinamiche innescate da una legge mal compresa da molti operatori del diritto e che perciò espongono l’Italia a continue condanne – due nel solo mese di giugno – da parte della CEDU per violazione dei diritti dei figli, ed a promuovere comportamenti responsabili, leali e maturi tra genitori separati nel rispetto dei loro figli.